Ieri Sassuolo-Milan è stata l’ultima partita della carriera di Francesco Magnanelli. Dopo 520 partite in maglia neroverde nel corso di 17 stagioni sportive con un percorso che lo ha portato insieme all’US Sassuolo dal campionato di Serie C2 all’Europa League, il capitano dei neroverdi ha dato l’addio al calcio giocato.

Per celebrare e rendere onore a questa fantastica e leggendaria avventura in neroverde, vi proponiamo un estratto dell’intervista che abbiamo realizzato con lui un paio d’anni fa per Realtà Mapei a proposito dei circa 70 test di valutazione sul campo svolti con lo staff del Centro Ricerche Mapei Sport.

«In questi anni insieme abbiamo svolto un lavoro strapositivo. Il mondo del calcio è sempre in evoluzione, stagione dopo stagione si è passati da un gioco più tecnico a uno decisamente più fisico, in questo senso le valutazioni che ci offre Mapei Sport rappresentano un supporto fondamentale per avere ben chiaro lo stato di salute e la condizione generale della squadra oltre che del singolo giocatore. Le informazioni derivanti dai test sono decisive per evitare infortuni, sopperire a carenze e risolvere problemi» esordisce Francesco Magnanelli.

«Ho visto crescere il centro e il suo personale, la professionalità e la competenza non si discutono. Negli anni ho instaurato un buon rapporto con chi vi lavora. Quando andammo in A, il giorno del suo compleanno, chiamai subito il dottor Squinzi: era commosso. Era una persona meravigliosa e i suoi dipendenti non sono diversi da lui. Non siamo robot, abbiamo bisogno anche di un rapporto umano, lo staff di Mapei Sport lo sa ed è molto disponibile. Non dimenticherò mai l’aiuto che mi ha fornito in seguito agli infortuni nei quali sono incappato. Il supporto è stato totale durante il percorso di recupero, grazie a frequenti check abbiamo individuato il momento giusto per rientrare in campo. Succede spesso che ti senti a posto, ma non sei ancora pronto. Dati alla mano, ti tengono a freno quando scalpiti per la fretta, così da evitare ricadute. Solo quando le sensazioni sono supportate dai risultati dei test è ora di rientrare in campo» continua il centrocampista neroverde.

I test Mapei a volte sembrano una vera e propria tortura per gli atleti. «Ricevere scosse elettriche sulle gambe, alle 8 di mattina, magari in pieno inverno (si riferisce ai test di funzionalità neuromuscolare durante i cambi di direzione, ndr), è un po’ fastidioso ma anche questo serve e fa parte del nostro lavoro. In genere a me piace finire sotto le grinfie di Ermanno e degli altri uomini di Mapei Sport perchè sono curioso e so, che nonostante mi costerà fatica, è funzionale al mio rendimento. Mi fanno sudare non poco, ma questo ci permette di capire a che punto sono. Il mio test preferito? L’HIT. Si lavora sui cambi di direzione, non al massimo della frequenza cardiaca, e si misura il lattato, il ph e altri valori molto utili per valutare la condizione fisica. I risultati vengono poi rapportati e incrociati con gli “esiti” del controllo ematico eseguito in contemporanea, utile a verificare lo stato di efficienza metabolica e di affaticamento muscolare».

La sua longevità agonistica è anche merito dello staff che lo segue da anni. «Sicuramente Mapei Sport è stato importante per la mia crescita – conferma. – Un professionista ai massimi livelli deve cercare di migliorarsi continuamente, puntando alla perfezione. Gli strumenti medici e scientifici, i dati, le statistiche che ci vengono forniti dai preparatori sono decisivi per migliorare sia giorno dopo giorno che nel lungo termine. Lo staff del centro varesino ha monitorato il mio percorso, dandomi innumerevoli dritte per correggere i difetti e migliorare i punti di forza».

Dal suo primo test sembra passata una vita. Lo conferma Ermanno Rampinini, direttore operativo e responsabile dello Human Performance Lab di Mapei Sport: «Le nuove conoscenze scientifiche ci consentono di essere sempre più accurati e precisi nelle valutazioni e il supporto tecnologico permette di svolgere valutazioni in passato impensabili. Come il test dei cambi di direzione che una volta non c’era e oggi ci permette di misurare in modo semplice ed efficace la capacità dei giocatori di limitare la fatica indotta da un esercizio calcio-specifico e, con queste informazioni, lo staff può ottimizzare la preparazione atletica dei singoli atleti nei diversi momenti dell’anno. Un altro esempio calzante riguarda il GPS. Fino a qualche anno fa era usato da tutti noi solo in macchina per trovare la strada, oggi esistono dispositivi ad alta frequenza che consentono di analizzare in dettaglio l’attività nel corso dell’allenamento e della partita. Oltre all’occhio dei tecnici, abbiamo a disposizione sempre di più numeri che, se ben interpretati, rappresentano un aiuto rilevante per allenatori e preparatori».

«Il mondo dello sport è in continuo cambiamento – aggiunge da parte sua il capitano dell’U.S. Sassuolo. – Non conta solo la parte tecnico-tattica ma anche quella fisica. Una volta gli allenamenti erano più lunghi, oggi si lavora di più sull’intensità. In scala ridotta si tendono a riprodurre le situazioni della partita. Si cerca di ottimizzare al massimo i tempi, magari si lavora un’ora sola ma ad altissima intensità. Per questo devi essere monitorato. Mapei Sport assicura me e i miei compagni che stiamo andando nella giusta direzione».