Durante il terzo convegno di Scienza&Sport che si terrà sabato 17 marzo 2018 sarà presentato il terzo libro della collana Gli Indispensabili di S&S. Dopo l’uscita del testo di Italo Sannicandro e Paolo Traficante sugli hamstring e di quello di Gian Nicola Bisciotti, Piero Volpi e Raul Zini sulla pubalgia, come non trattare un altro dei temi forti del momento, ovvero la fatica. In “La fatica nel calcio: origine, effetti e strategie preventive” la storica firma della rivista scientifica ed esperto di allenamento fisico con numerose pubblicazioni internazionali, nonché uomo di campo, Ermanno Rampinini tratta tutto ciò che il preparatore e l’allenatore devono conoscere su questo argomento, strategie preventive e soluzioni pratiche comprese. Il direttore dell’Human Performance Lab del Centro Ricerche Mapei Sport, spiega in modo scientifico, ma anche molto pratico cos’è la fatica e come il calciatore può gestirla al meglio per ottenere prestazioni ottimali.

Ermanno, quali sono i contenuti del volume?

«Ho cercato di analizzare il fenomeno della fatica, che è complesso e multifattoriale. Si parte da un inquadramento generale fino ad arrivare alla definizione degli aspetti specifici legati a ciò che avviene nel calcio. Ho cercato di offrire diversi spunti pratici per contrastare o prevenire l’insorgenza della fatica, che può avere importanti ripercussioni negative sulla performance dei calciatori».

Ci sono varie tipologie di fatica, giusto?

«Sì, nel calcio è possibile distinguere alcune tipologie di fatica che possono essere definite in base a elementi diversi. Ad esempio, nel corso di una gara è possibile parlare di fatica temporanea o di fatica delle fasi finali. Può essere anche di tipo permanente – in altre parole è presente anche nelle ore o nei giorni successivi a un incontro – e può avere un’origine centrale o periferica. Nel primo caso è principalmente a carico del sistema nervoso centrale, nel secondo di quello muscolare. Infine, non bisogna dimenticare che sempre più osservazioni sul campo ed evidenze scientifiche suggeriscono la presenza di una fatica di tipo mentale, probabilmente legata all’elevato carico cognitivo che i giocatori devono sostenere negli allenamenti e nelle competizioni».

C’è differenza tra fatica nei giovani e negli adulti?

«Gli studi che si sono occupati di confrontare l’insorgenza della fatica nei calciatori adulti rispetto ai giovani non sono molti, tuttavia alcune evidenze suggeriscono che i giovani sono meno pronti a livello neuromuscolare a sostenere l’esercizio intermittente caratteristico del calcio. Per questo motivo, l’allenamento del giovane giocatore deve prevedere un corretto percorso di crescita che gli consenta di raggiungere col tempo i livelli prestativi dei “grandi”. Anche per la fatica mentale e quindi per gli aspetti cognitivi, è probabile che il giovane atleta abbia la necessità di sviluppare la capacità di resistere alle ripetute richieste mentali determinate dalla performance calcistica».

Quanto sono importanti le strategie preventive e quali le più comuni?

«Il concetto di prevenzione è forse uno di quelli più importanti per tutti coloro che si occupano di sport o più in generale di salute delle persone. Essendo la fatica un fenomeno multifattoriale, la prevenzione deve prevedere interventi su più fronti: la corretta gestione dei carichi di lavoro – che non devono essere né eccessivi né troppo ridotti – un’adeguata strategia nutrizionale, un efficace utilizzo delle strategie di recupero alternative come l’immersione in acqua fredda o una corretta educazione al sonno sono tutti elementi fondamentali per agevolare il recupero degli atleti».

A chi è rivolto il testo?

«A preparatori atletici, tecnici, medici e studenti o laureati in scienze motorie che vogliono approfondire questo particolare argomento».

E aggiungiamo noi, non può mancare nella biblioteca di chiunque si occupa di allenamento fisico, di qualsiasi disciplina e attività, perché vincere la fatica significa… avere più probabilità di vittoria nel proprio sport.