Intervista all’ex calciatore del Sassuolo, ora collaboratore tecnico del Guangzhou

A fine 2017 Paolo Cannavaro ha messo fine alla sua carriera da calciatore e ora è già impegnato a pieno in una nuova avventura come allenatore.

L’ex difensore del Sassuolo Calcio negli ultimi quattro anni e mezzo ha potuto usufruire dei servizi offerti dal Centro Ricerche Mapei Sport, come qualsiasi altro giocatore neroverde. Volato in Cina, è pronto a trasmettere quanto imparato in campo e a Olgiate Olona (VA) come collaboratore tecnico del Guangzhou Evergrande, nello staff guidato dal fratello maggiore Fabio.
«A Guangzhou mi trovo molto bene, è una metropoli per tanti aspetti occidentale. I calciatori sono ragazzi generosi, che rispetto agli atleti di casa nostra non hanno nulla da invidiare in quanto a voglia di sacrificarsi, lavorare e fare gruppo. Chiaramente possono crescere molto a livello tecnico e tattico» racconta il difensore napoletano, che in passato ha indossato anche le maglie di Napoli, Parma e Verona.

«Il giorno che sono andato via dal Mapei Stadium ho incontrato sulla mia strada i responsabili di Mapei Sport, il dottor Claudio Pecci ed Ermanno Rampinini. Loro hanno provato a ringraziarmi, ma io li ho stoppati prontamente dicendo loro che ero io a dover essere grato per aver lavorato con loro, oltre che con i mister Di Francesco, Bucchi e Iachini. Grazie alle loro conoscenze e indicazioni ho potuto ottimizzare le mie prestazioni in una fascia d’età delicata per un giocatore, se sono arrivato a 36 anni ad alti livelli è perchè ho potuto contare su un struttura che è una garanzia per i giocatori, gli allenatori e tutto l’ambiente. Offre la possibilità di sapere sempre come sta l’atleta e cosa può fare per migliorare, non è da tutti».

Quanto è cambiato il calcio durante la sua carriera?

«Tanto.
Quando ho iniziato a dare i primi calci al pallone il lavoro fisico era quasi un optional, negli ultimi anni invece mi sono ritrovato a mutare fisicamente per quanto lavoravo. Nel finale di carriera ho faticato di più in allenamento, ma ho sofferto decisamente meno gli sforzi in partita. L’uomo è una macchina perfetta, le metodologie e tecnologie possono aiutarlo a farsi trovare pronto alle grandi sfide che gli si pongono davanti. Il calcio crescerà ancora molto se si aprirà alle novità scientifiche».

Come trasferirà le esperienze vissute da calciatore nel suo nuovo ruolo?

«Aver metabolizzato per quattro mesi questo passo mi ha preparato mentalmente. Mi tengo stretto il privilegio che pochi colleghi hanno avuto nella loro carriera: ho potuto scegliere di finire di giocare a calcio e intraprendere subito una nuova avventura che desideravo affrontare. Il calcio giocato al momento non mi manca, mi manca invece molto la famiglia a Sassuolo. In futuro se dovessi ricoprire il ruolo di primo allenatore, e mi auguro che ciò accada, al mio fianco ci sarà sicuramente Mapei Sport. In qualunque squadra e angolo del mondo mi troverò. Nella mia esperienza ho avuto riscrontri solamente positivi. Oggi conoscere la condizione dei propri giocatori per mezzo di dati scientifici e non di semplici sensazioni è un vero lusso».

Credits: Foto Vignoli